Dopo la dimostrazione, da molta parte della classe medica, che il giuramento di Ippocrate non era più valido, dopo l'abbandono di pazienti malati, lasciati soli e nel panico, dopo una medicina dei protocolli uguali per tutti, dopo una medicina che è diventata terra di conquista e di affari delle multinazionali farmaceutiche che fanno del profitto il loro unico scopo, creando malattie e poi rimedi che le guariscono ammalando ancora in un ciclo continuo in cui l'ammalato cronico è il vero bancomat da tenere in vita.
Arcadia si è posta l'obiettivo di creare una rete di medici, centri e/o ambulatori, operatori di medicina complementare o integrativa, che agiscono secondo il principio ippocratico della prevenzione primaria considerando l'essere umano nella sua complessità di unione tra corpo-mente-spirito, intervenendo secondo il principio delle 5 P, con una medicina PREVENTIVA, PREDITTIVA, PERSONALIZZATA, PARTECIPATA, POTENZIATA.
Inoltre Arcadia porta avanti iniziative formative-informative per aiutare tutti ad acquisire maggiore consapevolezza nella scelta di come affrontare un proprio percorso di benessere.
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IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE
Giuramento di Ippocrate deliberato dal comitato centrale della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri il 13 giugno 2014.
«Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
- di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l'indipendenza della professione;
- di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona cui con costante impegno scientifico, culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale;
- di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l'eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute;
- di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte;
- di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato;
- di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un'informazione, preliminare al consenso, comprensibile e completa;
- di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell'autonomia della persona;
- di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina, fondato sul rigore etico e scientifico della ricerca, i cui fini sono la tutela della salute e della vita;
- di affidare la mia reputazione professionale alle mie competenze e al rispetto delle regole deontologiche e di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
- di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto;
- di rispettare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che osservo o che ho osservato, inteso o intuito nella mia professione o in ragione del mio stato o ufficio;
- di prestare assistenza d'urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità , a disposizione dell'autorità competente;
- di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità , osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della professione.»